Dall’Australia arriva una serie che affronta il tema del suicidio con un approccio tagliente e onesto: Totally Completely Fine sfrutta infatti la bravura del proprio cast e una scrittura di livello per offrire un racconto che emoziona, diverte e fa commuovere.
Come accaduto con After Life e il lutto, la serie con star Thomasin McKenzie affronta in modo diretto fin dai primi minuti la complessità del personaggio principale: Vivian è infatti pronta a uccidersi quando riceve la telefonata del fratello Hendrix (Brandon McClelland) che la informa della morte del nonno Walter, che ha cresciuto la giovane e i suoi fratelli dopo la morte dei genitori. L’evento traumatico ha lasciato, per una serie di motivi che verranno spiegati nel corso delle sei puntate, un segno profondo nella mente della giovane, ora scivolata in una spirale all’insegna dell’autodistruzione e della dipendenza dalle sostanze stupefacenti.
Suo fratello John (Rowan Witt) sembra costantemente imbarazzato e infastidito dalla sorella e dai suoi problemi e la situazione non migliora quando si scopre che il nonno ha lasciato la sua casa sulla scogliera in eredità proprio a Vivian. Nessuno di loro, tuttavia, si aspetta che la residenza sia accompagnata da un impegno inaspettato: dissuadere gli aspiranti suicidi che arrivano sulla scogliera e dare loro la speranza necessaria ad andare avanti. Vivian scopre quanto sia difficile il compito che le ha lasciato il nonno quando incontra Amy (Contessa Treffone), una giovane sposa in crisi che non vede via di uscita da una relazione che la sta mettendo in crisi.
Il team di autori – composto da Emme Hoy, Gretel Vella e Keir Wilkins – ha compiuto un lavoro davvero encomiabile nel tratteggiare senza retorica il personaggio di Vivian con tutte le sue ombre, e la capacità di provare empatia e comprendere il prossimo, durante il suo tentativo di fare del bene e trovare la propria strada nonostante tutti i traumi e la sofferenza che prova. Il suo rapporto con Amy e con le persone che incontra dopo essersi trasferita nella casa sulla scogliera, si evolve in modo credibile ed emotivamente coinvolgente anche nei momenti che potrebbero risultare sopra le righe. Thomasin McKenzie è davvero brava nel mantenere Vivian all’interno di una dimensione realistica e far emergere la luce soffocata dai sensi di colpa che contraddistingue la giovane, e le sue interazioni con McClelland e Witt sono costruite con attenzione per non rendere mai John il “cattivo” della situazione o Hendrix una caricatura, anche grazie agli script della prima stagione che danno il giusto spazio a tutti i personaggi secondari che assumono un’importanza centrale.
La storia di Vivian, sullo sfondo di un’Australia in cui la natura amplifica ed enfatizza i tumulti interiori vissuti dai protagonisti, è sostenuta da un lavoro di ottimo livello a partire dalla fotografia firmata da James L. Brown e dal montaggio dinamico firmato da Danielle Boesenberg e Christine Cheung, arrivando alle musiche composte da Chiara Costanza, che contribuisce con sensibilità a confezionare una serie che colpisce dritto al cuore e all’anima.
Un tema come quello del suicidio poteva far scivolare facilmente nella retorica e nei buoni sentimenti, ma Totally Completely Fine non si tira mai indietro nel rappresentare anche la disperazione e il senso di inedaguatezza che si può provare quando ci si relaziona con qualcuno che ha problemi mentali, sfruttando nel migliore dei modi il talento di Thomasin McKenzie, una delle attrici più interessanti della sua generazione, per ribadire l’importanza dell’empatia e del rispetto del prossimo in ogni situazione.