Nel vasto catalogo di Netflix è passato quasi inosservato il debutto di una divertente serie canadese intitolata Fakes, una versione teen di Good Girls che tiene alta l’attenzione nonostante delle interpretazioni non eccelse.
Al centro della trama ci sono due studentesse apparentemente molto diverse tra loro: Zoe Christensen (Emilija Baranac), cresciuta troppo in fretta a causa di un padre alcolista che ha indurito il suo carattere e l’ha resa più determinata nel suo tentativo di ottenere un futuro migliore, e la popolare Rebecca Li (Jennifer Tong), che ha una famiglia ricca e dalle dinamiche complesse, ambiente che le fa vivere l’adolescenza con una pressione forse eccessiva a causa delle aspettative di una madre assente e un padre distante. Quando la narrazione prende il via le due protagoniste sono state appena arrestate e gli episodi ripercorrono, mostrando anche le due diverse prospettive su quanto accaduto, gli eventi che le hanno rese delle criminali impegnate a stampare documenti falsi. A complicare ancora più la situazione è la presenza di Tryst (Richard Harmon), un giovane che investe nella loro “attività”, e una serie di contrattempi e ostacoli che potrebbero mettere a rischio il desiderio di entrambe di ottenere una chance per realizzare i propri sogni finito il liceo.
Un ritmo incalzante, ben accompagnato dalla colonna sonora e da una fotografia che spazia dai colori accesi alle atmosfere più dark, trascina lo spettatore nel mondo di Zoe e Becca grazie alla scelta narrativa di proporne i due punti di vista, intrecciandoli, separandoli e conducendo gli spettatori a un epilogo che lascia la speranza di vedere una seconda stagione.
Nonostante l’apparente leggerezza, Fakes affronta anche tematiche molto serie con grande onestà, come accade nel duro confronto in famiglia quando Zoe vede il rischio che il fratello ripeta gli errori del padre o nei momenti in cui Becca fa emergere il proprio lato più vulnerabile a causa della freddezza della madre, riuscendo inoltre a non spingersi mai troppo oltre le righe.
L’enigmatico Tryst è ben interpretato da Harmon, conosciuto dal pubblico televisivo per The 100, e Baranac e Tong hanno saputo trovare il giusto feeling per proporre due coetanee che si incontrano, scontrano, litigano e si sostengono a vicenda. Le loro interazioni sostengono la serie creata da David Turko con grande freschezza, tratteggiando un mondo adolescenziale in cui feste, incomprensioni tra fratelli e sorelle, amori e lezioni per casa scandiscono la loro quotidianità.
Tra serietà e follia, tra sguardi rivolti dritti in camera e momenti di introspezione, sono le scene più inaspettate a risultare più esilaranti e Matreya Scarrwener, con la sua amante del teatro Sally, regala alcune delle risate più immediate.
Fakes, nonostante la sua esteriorità superficiale, propone un interessante ritratto di una generazione in cui nessuno si propone agli altri come è veramente e la verità e le bugie trovano spazio nella loro vita in egual misura, lasciando sempre in dubbio se esista una verità o se ogni ricostruzione dei fatti sia falsa come le patenti stampate in casa.