Minor Premise è l’esordio alla regia di Eric Schultz, filmmaker newyorchese che ne firma anche la sceneggiatura in collaborazione con Justin Moretto, confezionando un’opera sci-fi che non ricorre all’utilizzo di grandi effetti speciali e si concentra invece sugli aspetti scientifici e sull’approfondimento psicologico del protagonista.
Al centro della trama c’è lo scienziato Ethan (Sathya Sridharan) che, per allontanarsi dall’ingombrante ombra del padre, si impegna totalmente nel campo della neuroscienza apparentemente trovando gli elementi alla base della personalità umana. Il giovane, però, senza rendersene inizialmente conto, si ritrova “diviso”, per sei minuti ogni ora, tra le varie caratteristiche.
La sua rivale e partner sul lavoro Ali (Paton Ashbrook) si ritrova così a gestire Ethan, le cui reazioni e scelte risultano assolutamente imprevedibili, mentre il loro capo Malcolm (Dana Ashbrook) causa non poche pressioni nell’attesa di ottenere dei risultati.
La struttura di Minor Premise che, ovviamente ricorda in parte una storia classica come quella del Dottor Jekyll e Mr Hyde, permette di non avere bisogno di un budget molto elevato e di poter concentrare la propria attenzione sulle performance degli attori e sulla gestione dell’intricato puzzle creato per rappresentare i vari aspetti della personalità del protagonista, ben interpretato da Sathya Sridharan. Il compito dell’attore non era particolarmente facile, tuttavia il risultato è di buon livello e in grado di mettere in secondo piano dei passaggi a vuoto dello script e dei personaggi secondari non particolarmente incisivi.
Gli aspetti scientifici sono trattati in maniera credibile e piuttosto efficace, mentre la sceneggiatura firmata da Moretto e Schultz non lascia il segno per quanto riguarda l’evoluzione emotiva della coppia al centro della trama, delineando così dei personaggi un po’ freddi e distaccati.
Minor Premise, tuttavia, grazie alla regia asciutta di Schultz e alla sua capacità di affrontare le conseguenze dell’esperimento di Ethan senza causare troppa confusione negli spettatori, risulta una visione stimolante e interessante, suscitando curiosità per la direzione che prenderà la carriera del filmmaker dopo questa opera prima un po’imperfetta ma intrigante.