Naomi Kawase ritorna alla regia con True Mothers per raccontare una storia al femminile che affronta il tema della maternità e dell’amore adattando il romanzo scritto nel 2015 da Mizuki Tsujimura.
La coppia composta da Kiyokazu (Arata Iura) e Hikari (Aju Makita) non riesce a concepire un figlio e decide quindi di affidarsi ai servizi di Baby Baton che mette in contatto future madri che, per vari motivi, non possono mantenere il neonato che stanno per dare alla luce. I coniugi crescono così Asato (Reo Sato), senza potersi attendere un ritorno in scena della madre biologica Hikari (Aju Makita).
La regista, nonostante la sua grande esperienza, non riesce a gestire nel modo migliore la presenza di varie dimensioni temporali che si intrecciano causando un po’ di confusione dal punto di vista narrativa e limitando di molto l’impatto emotivo degli eventi. True Mothers si concede il tempo di approfondire i vari tasselli della storia, ma la drammaticità della vita della giovane Hikari, rimasta incinta troppo presto e in una situazione davvero complicata da affrontare facendo i conti con una gravidanza.
Le interpretazioni del cast sono di buon livello e gli elementi emotivi sono costruiti con attenzione dalle protagoniste che cercano di far superare il limite causato da un montaggio privo di personalità che si limita a seguire gli eventi senza contribuire a sottolineare le scene più importanti.
Le tematiche dell’adozione e delle gravidanze affrontate quando si è ancora quasi delle bambine vengono inoltre diluite in un contesto caratterizzato da troppi elementi narrativi non del tutto necessari, ostacolando ulteriormente il coinvolgimento degli spettatori.
True Mothers diventa così un’opera dall’ottimo potenziale che viene però un po’ gettato al vento perdendo di vista gli elementi più rilevanti di un racconto che rimane purtroppo sulla superficie dell’idea di maternità e del legame tra genitori e figli.